Tutte le aziende di successo producono contenuti efficaci per i loro canali social. Un piano editoriale che vada ad intercettare gli interessi della fan base è, infatti, determinante per generare interazioni. Curare i propri contenuti non è un’operazione banale, per questo ci si affida a figure professionali ad hoc come content editor, copywriter e social media manager, che elaborano la strategia comunicativa dell’azienda, sulla base del target dell’audience e dei suoi interessi. Abbiamo intervistato Dario Ciracì, co-fondatore di Webinfermento, esperto di strategie per lo sviluppo della visibilità online e autore del libro Content Marketing per Blog, Social e Seo, per farci dire qualcosa in più sull’argomento.

1) Ci descriva la giornata tipo di un professionista nel web marketing come lei.

La mia giornata non è quasi mai routinaria, nel senso che le tipologie di attività svolte e l’ordine col quale vengono eseguite non è mai lo stesso. Solitamente però, gran parte della giornata lavorativa interessa aspetti commerciali e analitici. Nel primo caso, passo in rassegna le comunicazioni da fare con i nostri clienti e le richieste di informazioni o proposte commerciali ricevute. L’aspetto analitico riguarda più la sfera tecnica del mio lavoro, dovendo valutare (anche giornalmente) l’andamento di progetti che seguiamo.

L’ultima parte libera della giornata (quando c’è) la dedico alla formazione personale, lettura di ultime novità, uno sguardo ai blog che seguo, ecc. perché nel web marketing non si smette mai di imparare.

2) Quali sono le potenzialità di un Blog e le best practices da seguire nelle fasi di creazione e cura.

La prima best practice che ogni blog dovrebbe seguire è quella di essere certi di avere ben chiaro a cosa serve il blog e cosa può produrre. Se pensiamo che con il blog dobbiamo vendere nel breve periodo, comparando gli investimenti e i suoi ritorni a quelli di canali più outbound come ppc e Fb Ads, allora rimarremo delusi nel breve periodo. Se, al contrario, abbiamo imparato come il blog può trasformarsi in un valido alleato del branding, sviluppando una serie di benefici complementari, allora ci conviene investire.

Una volta chiarita questa cosa, le altre best practice possono essere questi:

  • avere chiaro gli argomenti e la tematica da sviluppare;
  • aver prima analizzato scenario di mercato e player (corporate blog e editori) nella stessa nicchia;
  • effettuare una efficace keyword research, che permetta di scegliere quelle ricerche degli utenti a basso volume di ricerca ma poco presidiate dai competitor (ricordo, infatti, che il blog che si vuole lanciare, inizialmente, non avrà chances contro i competitor già ottimamente posizionati per numerose chiavi di ricerca);
  • formare il personale sulla tecnica di scrittura sul web o ingaggiare copywriter o meglio ancora blogger con esperienza in quella nicchia;
  • costruire un piano editoriale di almeno 2-3 mesi di copertura, in modo da non ritrovarsi con la difficoltà del non sapere cosa scrivere;
  • attivare relazioni e partnership con altri blogger e/o influencer, per far conoscere il nostro blog;
  • avere costanza e pazienza, i risultati si vedranno solo nel medio-lungo periodo.

3) Come spiega nel suo libro, interagire con la community è molto importante, ci sono delle regole da seguire per “dialogare” con essa?

Quando parlo di dialogo con le community intendo approcciarsi a utenti, blogger o eventuali influencer seguendo le regole della netiquette e del Permission Marketing ideato da Seth Godin. Dobbiamo sempre ricordarci che ogni utente è bombardato da contenuti di ogni tipo, che vengono fruiti da un numero sempre più grande di device e da un numero sempre più alto di location (casa, lavoro, metropolitana, treno, ecc.).

La mente umana non è progettata per gestire con la stessa importanza ogni impulso che riceve. Di conseguenza, oggi, il digital ha fatto sì che il tempo che un utente tecnologico può dedicare ad ognuno dei contenuti che gli vengono proposti sia sempre meno.

Se aggiungiamo a tutto ciò che molte aziende hanno, ancora oggi, la volontà di raggiungere l’utente con strategie di tipo “outbound” o intrusive, possiamo comprendere benissimo come questo modello di comunicazione con le community non sia più funzionante già da diversi anni.

In ogni strategia di web marketing (ma in generale di marketing) si dovrebbe cercare di approcciare gli utenti nel momento in cui manifestano il loro bisogno e oggi il web marketing ci mette a disposizione gli strumenti per sapere quando un bisogno si manifesta, basta solo saperli conoscere.

4) Ci illustri brevemente la regola 70-20-10? Per lei rappresenta ancora un valido modello?

La regola (non mia in realtà) condivisa da molti marketers, si sostituisce ai modelli del vecchio marketing in voga prima dell’avvento del Web 2.0 che prevedano che il 70% delle comunicazioni dovevano essere orientate a vendere e il restante 20-30% a dare valore informativo utile al cliente. Un modello del genere ha smesso di funzionare proprio a seguito dell’introduzione dei social media, che hanno accresciuto il potere dell’utente-cliente di determinare il successo dei prodotti o di un’intera azienda. Oggi quindi lo schema è invertito: il 70% dei contenuti deve avere valore utile per gli utenti e solo una percentuale inferiore può avere carattere meramente commerciale.

L’idea è che se lavori molto sul branding e sulla qualità, saranno gli utenti stessi a cercarti ed acquistare da te.

Questo modello è applicabile, in realtà, ad ogni canale moderno del web marketing dal blog, alla SEO, fino ai piani editoriali per i social media. Ne parlo anche nella guida alle pagine Facebook pubblicata qualche tempo fa.

5) Durante la sua esperienza lavorativa, c’è mai stato un progetto che l’ha resa particolarmente soddisfatto? Lo vuole raccontare brevemente?

Ce ne sono stati diversi. Ce ne sono alcuni di cui non posso parlare, che mi hanno dato soddisfazione perché mi hanno permesso di raggiungere importanti obiettivi e tagliare delle tappe che fino ad allora mi erano sembrate impossibili da raggiungere. Potrei dire che i progetti più importanti sono stati due: un’infografica virale per un piccolo e-commerce online, i cui risultati inaspettati mi hanno sorpreso non poco e quando ho avuto l’occasione di organizzare un hangout on air (una diretta live, quando ancora fb non le aveva introdotte) tra dei blogger e Arrigo Sacchi.

Ad essere sincero però, il progetto per me più importante è lo stesso Webinfermento: è un esperimento di Content Marketing, nato come blog, cresciuto come community e trasformato in web agency e azienda.