Manca meno di un mese alla 52esima edizione del Super Bowl, eppure non sembra esserci molto entusiasmo attorno alle campagne pubblicitarie promosse dal Big Game. Solitamente, in questo periodo, è tipico assistere alla mobilitazione di tutti i brand per annunciare i loro piani e rilasciare anticipazioni sui loro spot. Nel 2017, sono andati in onda 49 spot durante il Super Bowl e almeno 36 di questi erano stati trasmessi molto tempo prima, ad oggi, nessuno ha ancora fatto annunci o rilasciato teaser.

Ovviamente ci sono ancora molti giorni per rilasciare spot, annunci e teaser ma perché compagnie e grandi brand stanno aspettando così tanto? Lo scorso anno, le campagne pubblicitarie sono iniziate già a dicembre e a gennaio era già possibile vedere dei teaser degli spot, quest’anno tutto sembra essere differente.

La causa potrebbe risiedere nell’ascesa dei social media e nella preferenza per contenuti brevi e veloci, che non richiedono un elevato livello di attenzione.

Negli ultimi anni, i brand hanno lavorato con la convinzione che rilasciare anticipazioni e teaser prima della partita avrebbe assicurato alla compagnia molta più engagement e partecipazione. L’obiettivo di un rilascio anticipato è quello di inserirsi nella discussione pre-game per ottenere un vantaggio significativo nel post-game, in breve quello che conta è guadagnare visibilità giocando d’anticipo, che le reazioni allo spot siano positive o negative, poco importa: basta che se ne parli.

Ovviamente, il rilascio anticipato può anche rivelarsi decisamente pericoloso: il rischio è che lo spot e la discussione generata attorno ad esso vadano dispersi nella confusione dei social e l’attenzione scemi più rapidamente del dovuto. Inoltre, bisogna calcolare anche l’enorme dispendio economico necessario per poter sostenere la presenza mediatica dello spot in maniera continuativa, attualmente, grazie alle possibilità offerte dai social network è possibile investire meno e ottenere gli stessi risultati, quindi neanche il denaro garantisce più la giusta visibilità.

Il social ha veramente rivoluzionato il modo di competere dei brand: non è necessariamente lo spot migliore quello che occorre per vincere la AD competition, nel 2013, ad esempio, Oreo vinse grazie ad un tweet.

Secondo alcuni, sarebbe meglio tornare alle origini, prima dell’era dei social media, quando nessuno sapeva quale spot sarebbe andato in onda e di cosa avrebbe parlato e, sicuramente, nessuno aveva visto nulla in anteprima o alcuna anticipazione. In questo modo sarebbe restaurato l’effetto sorpresa dello spettatore e l’attesa moltiplicherebbe la curiosità e l’attenzione.

La gente guarda il Super Bowl per le pubblicità tanto quanto per lo sport, negli ultimi anni, con i rilasci anticipati e le campagne social, l’esperienza è stata mortificata e forse adesso, molti advertiser stanno cercando di restaurarla, rimandando l’attesa fino al giorno stesso della partita.