L’utilizzo dei social media nei contesti lavorativi, in particolar modo se parliamo di Pubblica Amministrazione, è un argomento spinoso. Questi canali permettono di ottenere un riscontro immediato sulla bontà delle azioni intraprese, ma spesso vengono trascurati o gestiti in maniera poco oculata.

La notizia – pubblicata qualche settimana fa dalla giornalista Selvaggia Lucarelli – relativa alla cattiva gestione di un account twitter da parte del comune di Potenza, la dice lunga sul duro lavoro da compiere per far comprendere le potenzialità di questi strumenti.

A far luce sull’utilizzo corretto delle piattaforme social, con focus sulle strategie attuate dalla pubblica amministrazione, abbiamo invitato Mattia Albani, web strategist e social media manager , impegnato da qualche anno in attività di training per comunicare in maniera efficace sul Web.

* Una laurea in filologia e tanti anni di esperienza nel social web. Chi è Mattia Albani? 

Un filologo prestato al web. Dopo la laurea ho sentito l’esigenza di reinventarmi in un ruolo più in linea con cambiamenti della società; e così mi sono ritrovato ad elaborare strategie per i social, a creare contenuti per il web e, soprattutto, per fortuna, a scrivere: per il web, per la carta stampata, per le case editrici, per la pubblicità. In pratica, scrivo in tutte le forme possibili. Nell’ultimo periodo cerco di spiegare in maniera semplice come, con un po’ di allenamento, comunicare con i social possa far bene a tantissime realtà, dalla politica alla pubblica amministrazione, passando per l’ufficio stampa e le piccole e medie imprese.

* Cosa ti ha spinto a volere intraprendere questo percorso professionale? 

La presa di coscienza che, ormai, ci piaccia o meno, ci troviamo in un periodo storico in cui comunicare con i social, o quanto meno essere online, è diventato fondamentale, tanto da poter essere considerato un vero e proprio cambiamento culturale. Io sono sempre stato convinto di una cosa: i cambiamenti vanno sempre assecondati: sarebbe stupido restarsene arroccati nel proprio mondo piccino picciò senza volersi confrontare con quanto avviene intorno a noi. Ecco perché ho sentito l’esigenza di conoscere questi nuovi media che stavano prendendo sempre più piede. E da qui al rimanerne folgorato il passo è stato molto breve.

* Perché per un’azienda è importante essere online? 

Perché il web rappresenta il futuro della comunicazione e del marketing , permettendo ad ogni azienda di essere visibile ben oltre i propri confini geografici. Tutti gli altri ragionamenti vengono dopo. Se non sei online non esisti. È come al tempo delle Pagine Gialle (quelle cartacee): se offrivi un servizio a cui nessuno poteva accedere, perché non era segnalato lì dove tutti andavano a cercare, era come se non esistessi. Ecco, le nuove Pagine Gialle, il nuovo posto dove la maggior parte di noi va a cercare un qualunque servizio è il web (e Google). 

* Quanto conta per un’azienda essere presente sui social media? 

Moltissimo. Comunicare con i social è diventato di fondamentale importanza per fare il salto di qualità. E questo non vale solo per i singoli, ma anche – e soprattutto – per i grandi brand, le piccole e medie imprese, la Pubblica Amministrazione, le campagne politiche, gli operatori turistici e tutte quelle realtà che hanno bisogno di confrontarsi con l’esterno per poter esistere. Attraverso i social, si possono fare davvero tante cose: aumentare i link in entrate ai nostri siti web, migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, aumentare l’attenzione degli utenti e le interazioni, rendere visibili i nostri prodotti a un numero sempre maggiore di persone. E questi sono solo i benefici più “superficiali”!

Mattia Albani

* Le piattaforme social sono spesso utilizzate come luogo di svago, ma anche di confronto e discussione. A volte non si percepisce la mole di lavoro che gli operatori del settore sono tenuti a svolgere per sviluppare dei progetti efficaci. Esiste secondo te una formula che faccia comprendere alle aziende la necessità di investire su queste piattaforme? 

Alle aziende piacciono i numeri. Questo è sia un punto a favore che a sfavore dei social: se da un lato, i social garantiscono grandi numeri in fatto di visualizzazioni, interazioni, commenti e quant’altro; dall’altro non posso garantire gli stessi numeri in fatto di vendita.

Quando mi mettono davanti a questa considerazione, rispondo sempre in un modo: “Apri la porta e fatti conoscere, non pensare subito a vendere”. Bisogna essere onesti: con il social media marketing non vendi né sogni né solide realtà; vendi prima di tutto te stesso: non serve esclusivamente a vendere, quanto, piuttosto, a far conoscere l’azienda. Fatti conoscere e le vendite arriveranno (se il tuo prodotto merita, ovviamente).

* Tu sostieni che le pubbliche amministrazioni dovrebbero intercettare i flussi informativi provenienti dal web e dai canali social per attuare strategie di miglioramento del loro operato. In che modo viene accolta questa istanza? 

Diciamo che molto spesso i social sono sottovalutati e sono visti come canali eccessivamente frivoli. Questo è quanto di più sbagliato si possa pensare. I social, proprio in virtù del cambiamento culturale che rappresentano, sono diventati i nuovi centri di aggregazione; ma non solo: sono il megafono dei sentimenti delle persone, come fossero dei diari segreti, per intenderci, anche se di segreto c’è ben poco. Basti pensare a quanto, ormai, il “popolo social” sia oggetto di attenzione costante da parte degli spin-doctor di molti esponenti politici. Le pubbliche amministrazioni dovrebbero far tesoro dei social e approcciare a loro con un atteggiamento di ascolto e comprensione, per intercettare, prima di tutto, i bisogni dei cittadini.

* Qualche giorno fa la giornalista Selvaggia Lucarelli ha diffuso un post relativo all’account twitter gestito dal comune di Potenza, reo di aver divulgato informazioni relative ad un videogame. Il gestore dell’account non ha accennato a scusarsi per l’accaduto. Secondo te chi e in che modo dovrebbe gestire gli account social legati alle pubbliche amministrazioni? 

Questo è un errore abbastanza comune, per quanto scalpore possa aver fatto il caso del Comune di Potenza. Il problema è che, spesso, gli account social sono dati in mano agli stessi dipendenti che, senza un minimo di preparazione, si ritrovano tra le mani un giocattolo potentissimo, in grado di far alzare un polverone in un battibaleno. Affidarsi a dei professionisti, a mio modo di vedere è sempre la scelta migliore che qualunque azienda possa fare. Poi si può anche scegliere di far gestire gli account social ai dipendenti in turno, per carità, è legittimo; ma, in questo caso, allora, sarebbe necessario predisporre delle ore di formazione per rendere consapevoli i propri dipendenti su quello che andranno a fare. Anche a questo servono i professionisti. 

Sante Alagia

Ph. PixabaySe vuoi ricevere via mail tutti gli aggiornamenti iscriviti alla newsletter.